Una rivoluzione verde come base della ripartenza.
E’ questa la filosofia che accomuna sempre più persone nel mondo dell’industria, della politica e della finanza quando si parla di rilancio dell’economia nella Fase 2; persone che si pongono ad alta voce la domanda “Dopo il Covid, l’European Green Deal sarà ancora una priorità?”
La necessità di dare una risposta affermativa a questa domanda, al fine di evitare il rischio di passare dalla padella della pandemia alla brace dell’emergenza climatica, ha portato 110 esponenti di importanti imprese e organizzazioni di imprese a sottoscrivere in questi ultimi giorni il Manifesto “Uscire dalla pandemia con un nuovo Green Deal per l’Italia” che sarà inviato al Governo e ai Parlamentari di maggioranza e di opposizione, nonché ad esponenti delle Istituzioni europee.
“Mentre rispondiamo all’ emergenza, attuando le misure necessarie per rendere le nostre società, i nostri sistemi sanitari e la nostra economia più resilienti nei confronti delle pandemie, non dobbiamo lasciare crescere altre minacce per il nostro futuro: innanzitutto la grande crisi climatica, alimentata da un modello di economia lineare ad elevato consumo di energia fossile e spreco di risorse naturali. Lo sforzo straordinario che ci è richiesto deve puntare su un progetto di sviluppo durevole, in grado di assicurare maggiore occupazione, un benessere più esteso ed equamente distribuito, che può essere basato solo su un’economia decarbonizzata e circolare.”
Il progetto di questo nuovo Green Deal poggia i suoi pilastri su quelle produzioni che In Italia hanno raggiunto livelli di eccellenza e che vanno valorizzate ed incentivate (riciclo dei rifiuti, efficienza energetica, fonti rinnovabili di energia, agricoltura sostenibile) ed evidenzia l’urgenza di tutti quei progetti di rigenerazione urbana in chiave green, di nuova mobilità ( decarbonizzata, elettrica e condivisa), di innovazione digitale e di tutela del capitale naturale necessario anche al rilancio del turismo e di molte altre attività economiche.
In questi stessi giorni il ministro dell’Ambiente Sergio Costa ha presieduto, in videoconferenza, la seconda riunione della commissione interministeriale per lo studio e l’elaborazione di proposte per la transizione ecologica e per la riduzione dei sussidi ambientalmente dannosi, istituita dalla legge di bilancio per il 2020. Si tratta di circa 19 miliardi di euro. Ogni anno infatti l’Italia spende 4.1 miliardi in più per sostenere attività dannose per l’ambiente di quanto non stanzi per ridurre l’impatto ambientale della nostra economia.
Un recentissimo studio della Oxford University a cura, tra gli altri, del premio Nobel Joseph Stiglitz e dell’economista Nicholas Stern, analizzando le misure messe in campo dai Paesi del G20 ad aprile, con una spesa stimata complessiva di oltre 7 mila miliardi di USD, registra che appena il 4% sono state classificate dagli autori come “green” mentre il restante 96% non avrà impatti positivi sul clima o addirittura potrà peggiorare il trend attuale.
Mutti, Illycaffé, ERG, Poste Italiane, Acqua Minerale San Benedetto, Lush, Iren … questi sono solo alcuni dei nomi che compaiono tra le aziende i cui dirigenti hanno firmato il Manifesto che punta a promuovere il coinvolgimento del mondo delle imprese e della più vasta opinione pubblica. La raccolta di adesioni prosegue sul sito www.greendealitalia.it
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