Il percorso intrapreso verso gli obiettivi di NET ZERO 2050, sta rendendo sempre più evidente la necessità di allargare il tema della sostenibilità energetica ed ambientale a tutta la Supply Chain, all’integrazione tra le imprese e tra le imprese e il territorio, in un’ottica di Transizione 4.0
La filiera tiene conto di tutte le fasi che vanno dalla lavorazione iniziale delle materie prime fino alla consegna al cliente finale.
Una gestione efficiente può, pertanto, migliorare l’immagine aziendale di tutte le aziende coinvolte, rendere più sostenibile il processo, e anche sensibilizzare il cliente finale.
Le pressioni esterne, in particolare quelle degli investitori e delle associazioni di categoria, hanno spinto le aziende a vedere nella SCS (Supply Chain Sustainability) un’opportunità per differenziarsi dai concorrenti.
I vari Governi riconoscono sempre più la necessità di includere criteri di valutazione energetica e ambientale nell’analisi delle performance lungo tutta la catena del prodotto. In realtà l’obiettivo non è attualmente così facilmente perseguibile, sia perché il settore industriale è estremamente eterogeneo, sia perché gli stessi meccanismi di monitoraggio, come ad esempio le diagnosi energetiche, non prendono in considerazione gli usi energetici relativi all’intera catena di fornitura.
Si rende quindi necessaria una ricerca che valuti gli effetti che il coordinamento tra gli attori della catena di approvvigionamento ha sul miglioramento delle prestazioni energetiche.
Resta comunque evidente che la collaborazione tra i partner della supply chain aggiunge valore a tutta la catena di fornitura in quanto i rischi possono essere condivisi, i costi ridotti e si possono accelerare le tempistiche in ambito aziendale.
Lavorare sull’intera catena permette inoltre di coinvolgere più facilmente le piccole e medie imprese che spesso faticano ad entrare nei processi di efficientamento e a convincersi del fatto che ottimizzare le spese energetiche equivale a “fare business” e che l’investimento nelle nuove tecnologie può concedere vantaggi sul lungo periodo.
Supply Chain sostenibile: esempi virtuosi
Ci sono diversi esempi virtuosi in giro per il mondo.
Uno è il progetto “Clean by design” lanciato nel 2010 da una organizzazione americana, la Natural Resources Defense Council (NRDC), il cui obiettivo è quello di fornire all’industria tessile un metodo semplice per migliorare la produzione, risparmiare acqua ed energia, limitare l’uso di prodotti chimici.
L’industria della Moda è particolarmente interessante per lo scopo, sia ovviamente a causa del suo impatto ambientale, sia perché per sua stessa natura risulta essere un ottimo veicolo di immagine e messaggio di ispirazione per un cambiamento radicale.
In questo breve video icone del Fashion come Anna Wintour, Diane von Furstenburg, and Stella McCartney raccontano il progetto e l’importanza di avere una “guide-line” da seguire in ogni singolo pezzo della catena dal reperimento delle materie prime, alla produzione, dal trasporto al customer care.
Anche Kering, gruppo mondiale del lusso, ha aderito al progetto e sul sito racconta così i risultati:
Collaborazione, coordinazione e misurazione dei risultati sono il requisito fondamentale per creare e mantenere vantaggi competitivi, riducendo gli impatti ambientali e sociali e generando benefici economici.
Con questi presupposti essere efficienti non è più solo una leva per ridurre i consumi e conseguire benefici diretti in azienda ma anche un modo per aumentare la competitività agendo su tutta la filiera.
Come si legge sul sito web del MIT Center for Transportation and Logistics (la facoltà della famosa Università americana “Massachussets Insitute of Technology”):
Today, an efficient supply chain is at the heart of business success.