Ieri ho partecipato ad un webinar interessante organizzato da FIRE e coordinamento FREE dal titolo “Senza efficienza energetica non c’è decarbonizzazione”
A fornire informazioni e punti di vista, sono intervenuti moltissimi ospiti sia professionisti esperti che rappresentanti della politica e delle istituzioni.
Ho preso tre pagine fitte di appunti e voglio condividere quelli che, a mio avviso, sono i punti focali di ciò che è emerso:
L’efficienza energetica è un tema complesso:
- è difficile da spiegare perché è un argomento altamente tecnico
- è difficile da misurare
- i risultati sono difficili da comunicare
e per queste ragioni
- è difficile da “vendere”. Non è un tema attraente perché è poco “scenografico” sia nei bilanci di sostenibilità che nelle campagne marketing. È infatti meglio percepibile e intuitiva la foto di un tetto coperto da pannelli fotovoltaici che quella di un grafico che mostra i consumi di un compressore che lavora a giusto regime, senza picchi né fermi.
Allo stesso tempo però l’efficienza energetica:
♥ è il primo “combustibile” di cui possiamo servirci, perché meno sprechiamo e più usiamo razionalmente l’energia, meno abbiamo bisogno di comprarne
♥ è il pilastro della nuova società che stiamo creando e infatti è al centro di numerosi progetti e legislazioni internazionali (fir for 55, Energy Efficieny First…)
♥ conviene economicamente: mettere in pratica comportamenti virtuosi comporta grandi passi in avanti in ottica di efficientamento a costo zero.
Come ha acutamente osservato Dario Di Santo: “le trasformazioni si possono subire o si possono cavalcare”. Le aziende, per continuare a stare al passo con i loro competitors hanno bisogno di rimettere in discussione il modo in cui producono e devono capire che l’efficienza energetica non è un argomento lontano dal loro core business, ma è strettamente connesso con il loro core business.
Per molti piccoli imprenditori, infatti, efficienza energetica è solo sinonimo di ristrutturazione edilizia (cappotto termino, pannelli solari ecc..). Se per il settore residenziale è corrett, (anche se come vedremo nel prossimo paragrafo non ci si limita a questo), per l’industria essere efficiente significa evitare sprechi nel funzionamento degli impianti e produrre meglio con meno.
Alessandro Federici di ENEA ha mostrato, tra le altre cose, i risultati in percentuale tra il risparmio energetico atteso e quello raggiunto nel 2020.
Industria e terziario, un po’ anche a causa della pandemia, si attestano a risultati sul 66% dell’ottenuto sul previsto.
Il residenziale, complice il superbonus, ha sfondato il tetto del 170%. Un risultato assolutamente importante, ma anche qui si può fare meglio.
Vittorio Cossarin di Assoesco ha infatti evidenziato un argomento particolarmente interessante:
che tipo di interventi si possono fare a quegli edifici vecchi o storici su cui, per varie ragioni, non è possibile agire a livello strutturale?
Ci si può affidare alla tecnologia predittiva e di misura. Misurare i consumi, d’altronde è il primo fondamentale step per efficientare, e lo si può fare con strumenti non invasivi, con costi accessibili e tempi di implementazione ridotti.
Innovazione tecnologica e transizione ecologica, quindi, non sono due argomenti che possono muoversi separatamente.
Transizione ecologica è nella fattispecie un termine più corretto rispetto a transizione energetica, perché l’uomo è al centro di questo cambiamento. Ecco perché è essenziale che le pubbliche amministrazioni diventino un esempio di comportamento, che i dipendenti delle aziende vengano aggiornati e coinvolti nei nuovi processi aziendali e infine, che vengano formate nelle scuole nuove figure di specialisti per i lavori di oggi e domani nella green economy.
Termino questa breve relazione, sperando di non fare torto a nessuno dei relatori, ricordando che l’evoluzione passa dalla sostenibilità e che conoscere i propri consumi è il primo fondamentale step verso l’efficienza. e che, come ho letto recentemente da qualche parte:
we won’t get there without changing the way we do our business.