Parliamo con l'Ing. Stefano Santoro della crisi energetica e dei sistemi di gestione dell'energia e della necessità di puntare su consapevolezza e maggior sensibilità.
Stefano Santoro è l’Energy Manager del gruppo per la regione South Europe in Sibelco, multinazionale operativa nel settore minerario, attiva in Europa, Medio Oriente e Africa, Asia e America.
Sibelco gestisce siti estrattivi, stabilimenti produttivi, uffici tecnici e commerciali e magazzini di distribuzione.
Ing. Santoro, ci racconta brevemente quali sono le necessità di gestione di un professionista dell’energia in un’azienda così grande e dislocata come quella per cui lavora?
Quando si lavora in una realtà dislocata su un territorio molto esteso, la prima necessità è quella di riuscire ad essere imparziali nella gestione del tempo e delle competenze: c’è infatti il rischio concreto di concentrarsi di più sugli stabilimenti in cui è collocato il proprio ufficio, o quelli di maggiore dimensione e resa economica.
Tuttavia, un sistema di gestione deve essere strutturato per coordinare le attività in modo standardizzato, scalabili dal sito più piccolo a quello più grande mantenendo invariate le proprie caratteristiche e la propria affidabilità. Poiché nessuno di noi può essere in più posti contemporaneamente, è altrettanto importante procurarsi dei riferimenti in ciascun sito per garantirsi un’interfaccia diretta e operativa nel momento del bisogno.
Altra necessità è quella di mantenersi aggiornati sulle attività di ogni stabilimento: il rischio di perdersi informazioni sostanziali è molto grande, e la programmazione di interventi e investimenti potrebbe risentirne.
In che percentuale incidono i costi energetici nel budget di un’azienda così strutturata e quanto è importante per il business aziendale effettuare interventi di controllo dei consumi e di efficientamento?
In aziende di processo simili al nostro l’energia rappresenta una percentuale molto consistente del costo di produzione, stimabile intorno al 40% in tempi normali (in questi mesi, superiore).
Pertanto, è facile comprendere la volontà delle aziende di monitorare in modo sempre più efficace sia i consumi sia il mercato, al fine di approfondire la conoscenza dei processi interni rilevando eventuali lacune o opportunità di miglioramento, e allo stesso tempo rimanere aggiornati sulle soluzioni tecniche più innovative in grado di ridurre al minimo gli sprechi.
Per un’azienda energivora avere un sistema di gestione dell’energia è inoltre sintomo di sensibilità, perché stimola i dipendenti e il management ad una consapevolezza sempre maggiore dell’impatto che l’energia produce sulle attività aziendali e ambientali.
Alcuni mesi fa ci ha ordinato un sistema di monitoraggio energetico “portatile” per fare delle campagne di misure integrative da spostare all’occorrenza. Qual è l’obiettivo e in che modo sta traendo vantaggio da questa scelta?
L’obiettivo del mio acquisto è quello di aumentare la precisione e la sensibilità del nostro sistema di monitoraggio energetico. Infatti, sebbene le diverse linee produttive siano già coperte da contatori dedicati e da sensoristica in grado di rilevarne il consumo in tempo reale, non siamo spesso in grado di scomporre il dato del contatore nei consumi delle singole utenze ad esso collegate.
Lo scopo dell’acquisto di questo sistema di monitoraggio “portatile” è quello di rilevare il consumo di singoli macchinari per un certo intervallo di tempo, in modo da comprendere quale sia la loro percentuale di impatto sul totale rilevato dal contatore della linea: in questo modo, se noteremo delle differenze importanti nel valore complessivo sarà più facile comprendere a quale delle macchine della linea è da imputare la variazione e concentrare su di essa i nostri sforzi di efficientamento.
Ho optato per il modello “portatile” in modo da poterlo inviare di volta in volta allo stabilimento che ha necessità di monitoraggio, e poter allo stesso tempo coordinare il tutto della mia postazione.
Il recente enorme aumento dei prezzi ha reso le discussioni in materia di energia sempre più di interesse collettivo. L’attenzione è tutta sulle bollette e il caro prezzi, mentre poco si dice delle attività reali di efficientamento e sostenibilità che fanno o dovrebbero fare le imprese italiane.
Cosa pensa della situazione attuale? E come prevede sarà il 2022 da questo punto di vista?
Dal mio punto di vista, a livello mondiale si sta chiedendo di correre troppo.
Nell’ultimo decennio la coscienza ambientale e ambientalista della popolazione è cresciuta in modo esponenziale, portando anche la politica a fissare obiettivi decisamente ambiziosi nel breve e medio periodo.
Quello di cui però non si sta tenendo conto è che nessuno ha la bacchetta magica: la “transizione ecologica” di cui tanto si sente parlare non può avvenire in tempi stretti, soprattutto perché con le attuali tecnologie non c’è la possibilità di garantire, tramite fonti rinnovabili e non inquinanti, lo stesso quantitativo di energia attualmente fornito dalle fonti di energia tradizionali.
Prendere consapevolezza di questo porterebbe a comprendere una verità scomoda ma fondamentale: se vogliamo ridurre le emissioni, dobbiamo ridurre i consumi. Il che significa modificare le nostre abitudini e tradizioni, rinunciando o rivedendo la nostra quotidianità.
Pretendere di mantenere il nostro stile di vita, di stampo consumistico occidentale, permettendo al contempo ai paesi in via di sviluppo di crescere e migliorare il loro, non potrà mai portare a una riduzione delle emissioni in tempi utili. L’aumento dei prezzi da una parte potrebbe involontariamente dare un segnale in questa direzione, perché la gente inizierà a fare più attenzione agli sprechi e a rinunciare ai consumi superflui.
Penso che il 2022 porterà più consapevolezza a tutti i livelli, aiutando le politiche mondiali a spostare l’attenzione su quella che è la reale emergenza dell’energia: la quantità, prima ancora della qualità.
Se riducessimo i consumi, parallelamente ad un efficientamento continuo e sempre più sostenibile, i tempi della transizione ecologica apparirebbero più realistici e meno difficili da sostenere.
Grazie mille all’Ing. Stefano Santoro per la sua disponibilità.