Ridurre la domanda di energia è tanto importante quanto trasformarne l’offerta.
Questo concetto sta alla base del rapporto “Transforming Energy Demand” presentato in questi giorni dal World Economic Forum (WEF) e dall’International Business Council (IBC) al meeting di Davos (15-19/01/24), dove si sono riuniti circa 2500 esponenti del mondo economico, politico e scientifico internazionale.
Secondo il rapporto, alla cui stesura ha contribuito un gruppo che insieme rappresenta il 3% della domanda di energia globale, incentivare azioni di trasformazione della domanda energetica entro la fine di questo decennio può portare, in tempi molto ridotti, ad una riduzione del 31% della domanda e ad un risparmio 2000 miliardi di dollari l’anno, senza la necessità di utilizzare nuove tecnologie.
Nelle pagine del rapporto si legge che “Ridurre l’intensità energetica* stimolerebbe la crescita consentendo di reindirizzare l’energia precedentemente sprecata o sovrautilizzata verso attività più produttive. Aiuterebbe inoltre le aziende a risparmiare denaro e a mantenere un vantaggio competitivo riducendo al contempo le emissioni”.
( *intensità energetica = indicatore dell’energia richiesta (MTEP) per unità di ricchezza prodotta (PIL). Quanto più è bassa l’intensità energetica di un paese, tanto maggiore è l’efficienza energetica del sistema produttivo ed economico)
Il documento presenta una vera e propria roadmap, con suggerimenti concreti per raggiungere obiettivi di risparmio energetico, efficienza energetica e collaborazione nella catena di valore. Questi interventi (esemplificati in specifiche azioni nell’ambito dei trasporti, degli edifici, dell’industria) sono in grado di fare davvero la differenza e metterli in pratica si rivela per le aziende “fattibile, conveniente e redditizio”, con il pregio connesso di guidarci nella direzione NetZero.
Tra le sfide più importanti da affrontare c’è quella relativa alla scarsa consapevolezza (e coinvolgimento al tema).
Dalle interviste svolte per realizzare il documento sono emerse (soprattutto tra le aziende non energivore): una diffusa mancanza di consapevolezza sui possibili cambiamenti nell’uso che si fa dell’energia, una difficoltosa visione dei miglioramenti che questo produrrebbe sulle bollette e una complessiva errata percezione che i problemi energetici siano al di fuori del proprio controllo e la loro risoluzione sia compito esclusivo dei governanti.
Invece, come afferma Ana Botín, Presidente esecutivo del gruppo Banco Santander e Presidente dell’IBC
“Ridurre la quantità di energia necessaria per fabbricare prodotti e fornire servizi è qualcosa su cui possiamo agire già ora. Anche se si stanno facendo progressi, c’è ancora molto da fare, dal momento che la nostra domanda di energia continua a crescere a ritmi insostenibili. Le imprese hanno un ruolo fondamentale da svolgere e, utilizzando la tecnologia oggi disponibile e scalabile, possiamo ridurre l’attuale intensità energetica fino a un terzo, senza diminuire la produzione. È quindi fondamentale collaborare con i governi e i regolatori in tutto il mondo. sia nei mercati sviluppati che in quelli in via di sviluppo per contribuire ad accelerare i progressi su questo tema”.
Per accelerare la transizione energetica e incrementare vantaggi economici di tutti, dunque, lo sforzo e l’interesse globale devono focalizzarsi sulla trasformazione e riduzione della domanda energetica con la stessa intensità con la quale si concentrano sulle proposte alternative di offerta energetica.
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