In un interessante articolo dal titolo “La transizione ecologica comincia dall’efficienza energetica” pubblicato sul suo blog, Dario di Santo affronta il tema dei non energy-benefits , cioè i molteplici benefici “collaterali” indotti dall’efficientamento energetico ed evidenzia come, però, spesso efficientare passi in secondo piano rispetto ad investire in nuove energie.
Questa visione è dovuta in gran parte, scrive Di Santo, dalla difficoltà che abbiamo nel cambiare le nostre abitudini, tassello fondamentale in una gestione più efficace dei propri consumi energetici.
A ciò, mi permetto di aggiungere, si unisce l’errata paura di molti di investire senza poter quantificare a priori l’esatto ritorno economico.
Quello che sfugge ancora, a molti imprenditori, è infatti una visione più ampia dell’attività di efficientamento, visione della quale fanno parte i famosi “benefici multipli”, ovvero quegli effetti generati da un intervento di efficienza energetica che vanno oltre il mero risparmio economico.
Fare Efficienza non serve solo a risparmiare denaro ma aiuta ad apportare miglioramenti alla salute umana, all’ambiente, all’agricoltura, e può anche avere effetti positivi molto stimolanti per l’economia.
La FIRE, ha addirittura dedicato un intero FOCUS del suo Magazine a “I benefici multipli dell’efficienza energetica” .
NON-ENERGY BENEFITS: I DATI
Secondo le stime di “COMBI Projects”, nato per quantificare e rivelare i diversi “non-energy benefits” in Europa, grazie all’efficienza energetica, si potrebbero evitare oltre 10.000 morti premature causate ogni anno dall’inquinamento atmosferico, e più del doppio causate da cattivo riscaldamento degli ambienti interni, oltre a migliaia di casi di malattie croniche come l’asma.
Potrebbero esserci 2 milioni di posti di lavoro in più ogni anno, e un aumento del budget pubblico degli Stati di 85e miliardi di euro (…e un surplus di budget di 85 miliardi di euro l’anno è certamente più elevato rispetto al costo delle politiche energetiche necessarie da attuare…)
La sicurezza energetica aumenterebbe del 5%.
Eviteremmo di immettere in aria 300 Mt di CO2 all’anno.
Gli Stati della UE, e non solo, dovrebbero considerare l’efficienza energetica come mezzo per molteplici fini:
-le politiche contro la povertà possono ad esempio promuovere miglioramenti dell’efficienza per ridurre la spesa energetica
– le politiche di salute pubblica possono puntare al miglioramento della qualità dell’aria “indoor” supportando sistemi di ventilazione efficienti (in questo periodo di pandemia, un corretto ricambio d’aria è particolarmente importante per la prevenzione del contagio, come ben dimostrato in questo articolo de El Paìs”
– le politiche economiche di “incentivi alla rottamazione” potrebbero dirigersi in modo ancora più forte verso l’acquisto incentivato di prodotti efficienti
– le politiche ambientali possono puntare al miglioramento dell’aria e alla riduzione di agenti inquinanti.
PROGETTI DERIVATI DAI NON-ENERGY BENEFITS
Questi “effetti collaterali positivi” hanno un valore così importante che possono facilmente divenire la prima motivazione per muoversi avanti nel percorso verso l’efficienza energetica e, in molti casi, progetti in questo senso vengono spinti proprio da dipartimenti, ministeri o organizzazioni varie non direttamente responsabili di politiche energetiche.
Possiamo citare ad esempio il progetto “Warmth and Wellbeing” di Dublino promosso dal Dipartimento di Salute Pubblica e da quello dell’Ambiente, secondo il quale se in un’abitazione risiede una persona minore di 12 anni di età o maggiore di 55 affetta da malattia cronica respiratoria, il proprietario di casa può richiedere che vengano attuate gratuitamente misure di miglioramento dell’efficienza energetica (infissi nuovi, nuovo impianto di riscaldamento, isolamento ecc..)
(Per altri esempi vedere https://combi-project.eu/wp-content/uploads/D8.2_COMBI_policy_report.pdf)
EFFICIENZA ENERGETICA: ATTUALE E NECESSARIA
L’ efficienza energetica è un argomento sempre più presente sui tavoli dei decisori politici.
La Commissione Europea ha introdotto il principio dell’“Efficiency First – E1st”, mettendo a punto delle linee guida che possano aiutare i “policy makers” e gli investitori a tenere conto in primis dell’efficienza energetica nei loro processi decisionali.
In Italia, Il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) approvato pochi giorni fa dalla Commissione Europea indica ai primi due punti, delle 6 missioni previste, la DIGITALIZZAZIONE e la TRANSIZIONE ECOLOGICA, settori legati a doppio nodo all’efficienza energetica dal momento che digitalizzare vuol dire, fondamentalmente, acquisire dati ed efficientare significa analizzare quei dati e svolgere conseguenti azioni di sostenibilità economica ed ecologica (riduzione spesa, riduzione CO2, miglioramento produzione sostenibile, riduzione sprechi…)