Croce e delizia, il mercato della plastica è uno di quelli in cui maggiormente si alternano periodi di grande crescita a periodi di profonda crisi e il cui andamento è particolarmente assoggettato agli eventi internazionali e alle politiche ambientali nazionali ed europee.
A proposito di queste ultime, è recente la notizia dell’approvazione da parte della Commissione Ambiente del Parlamento Europeo del nuovo Regolamento sugli imballaggi che ha l’obiettivo di ridurre gradualmente i rifiuti da imballaggio fino al 20% nel 2040 (con direttive quali l’abolizione di alcuni tipi di borse di plastica o il divieto di imballaggi monouso all’interno di bar e ristoranti e di flaconi monouso da bagno negli hotel…)
Laddove però la UE spinge sul riutilizzo della plastica e sull’individuazione di criteri per il numero di riusi , la politica italiana, senza troppe distinzioni di bandiera, si oppone affermando che l’incentivazione al riuso va in contrasto col settore del riciclo che nel nostro Paese è particolarmente sviluppato (lo ha evidenziato anche il Ministro Fratin nel suo intervento a Plast2023 -min. 24 ).
Le tematiche ambientali fanno solo da corollario alle conseguenze degli eventi degli ultimi anni – pandemia prima e guerre dopo- che hanno inciso sul mercato e sul comparto, mescolando ripetutamente le carte in tavola.
I numeri i fatti mostrano che ad un buon 2022 (fatturato del comparto di circa 26 milioni di euro, + 10% rispetto al 2021 – dati di Federazione Gomma Plastica), è succeduto un 2023 segnato da una brusca contrazione.
Lo shock economico ha determinato l’aumento dei costi energetici e la difficoltà di reperimento delle materie prime e ha causato aumento dei costi di produzione e riduzione della marginalità.
A ragion veduta sono in aumento le aziende del settore plastica che ci contattano in cerca di una soluzione per controllare, e ridurre, i consumi energetici.
Vifra, Ambroplast, Interform, Fise, sono solo alcuni dei nomi di importanti aziende del settore con cui abbiamo avuto il privilegio di collaborare e di cui abbiamo raccolto la testimonianza.
La situazione del comparto è stata analizzata anche dalla Camera di Commercio di Varese, che ha prodotto un interessante Docufilm di 36 minuti incontrando esperti della materia, imprenditori piccoli, medi e grandi e figure professionali che a vario titolo interagiscono con la plastica.
A noi il video è stato mostrato per la prima volta da Pierluigi Bottini, col quale collaboriamo attivamente proprio su questo mercato. Bottini è il titolare di Bidimac sas, azienda che da trentacinque anni si occupa della commercializzazione e vendita di macchinari, impianti ed accessori per la trasformazione delle materie plastiche.
Abbiamo fatto con lui un’interessante chiacchierata che riportiamo di seguito.
Come sono cambiate le esigenze in questi ultimi anni e qual è la situazione che stanno gestendo in questo momento le aziende del settore?
Non è facile dare una risposta troppo generalizzata a questa domanda, in quanto il mercato delle lavorazioni di materie plastiche è un settore vasto e molto variegato sia nelle trasformazioni del prodotto finale che nei materiali utilizzati.
Esistono diverse tecnologie di produzione dei manufatti finali che quotidianamente tutti noi utilizziamo e, molto spesso, l’utente finale non è in grado di riconoscere un pezzo stampato da un particolare estruso o soffiato, né tantomeno il materiale con cui è stato realizzato.
È bene puntualizzare che ci sono grandi differenze tra gli oggetti in materia plastica realizzati per il consumo “usa e getta” e quelli realizzati per la “lunga durata”, le cui differenze sono enormi nell’uso oltre che nell’impatto ambientale e conseguentemente, da un punto di vista mediatico, quando si demonizza la plastica si fa un grandissimo errore di generalizzazione.
Io lavoro su un settore ben determinato, quello dello stampaggio tecnico ad iniezione, con Clienti che compongono un tessuto connettivo di Aziende per lo più medio-piccole e sia la situazione economica che le normative che diverranno operative, portano ad una situazione in questo particolare momento, non molto dinamica.
Gli ultimi mesi sono stati abbastanza tranquilli per ciò che riguarda gli investimenti con motivazioni diverse. Da un lato incidono le congiunture politiche economiche, l’energia e le materie prime che vengono importate, dall’altro, però, c’è il fatto che gli ultimi due anni sono stati particolarmente favorevoli e molte Aziende si sono impegnate in acquisti ed investimenti importanti.
Tra gli acquisti di cui parla ci sono anche quelli che diversi dei suoi clienti hanno fatto per installare un sistema di monitoraggio dell’energia. Come si è sviluppata questa richiesta? Qual è il riscontro delle aziende per queste soluzioni?
Il mio lavoro mi ha sempre imposto di essere informato su tutte le novità che il mercato propone ed è stato tramite un mio Cliente che sono venuto a conoscenza delle soluzioni di monitoraggio energetico, in particolare di Energy Insight, del quale ho immediatamente capito l’utilità e la potenzialità nel settore specifico in cui opero.
Ho deciso di integrarlo nella mia offerta proponendolo capillarmente a tutti gli operatori del settore delle aree di mia competenza.
La risposta del mercato alla mia proposta è stata entusiasta nel 60% dei casi ma c’è chi ancora stenta ancora a capire i reali benefici del sistema.
Cosa intende?
Ci sono imprenditori a vario livello, non obbligatoriamente titolari di grosse aziende, curiosi e attenti alle novità tecnologiche ed alla possibilità di monitorare i consumi di energia elettrica, che hanno capito subito la possibilità di risparmiare.
Alcune Aziende, ad esempio, possedevano già sistemi tradizionali di monitoraggio dei consumi che, però, non permettevano loro un controllo preciso e puntuale. Volendo scendere maggiormente nei dettagli, hanno integrato Energy Insight (grazie anche alla facilità di installazione) e hanno risolto l’esigenza di poter leggere i dati di consumo, anche occulti, in ogni reparto operativo e non operativo anche quando le attività sono sospese.
Per altre realtà, la reticenza ad affrontare un controllo preciso come quello offerto da Energy Insight è data dalla mancanza di operatori in grado di elaborare i dati messi a disposizione dal sistema.
A questo potrebbe fornire una soluzione Industria 5.0 che punta proprio alla formazione dei dipendenti in ottica di transizione energetica.
Inoltre, il nuovo pacchetto di misure per le agevolazioni fiscali sarà premiante nei confronti di chi certifica un concreto risparmio energetico. Con le nuove misure (il decreto più dettagliato uscirà a breve) non si premierà chi investe di più ma chi consuma meno energia. Anche le piccole aziende pertanto potrebbero beneficiarne molto. Per certificare il risparmio sarà necessario avere un sistema di monitoraggio…
Senz’altro Industria 5.0 potrebbe essere una buona leva per spingere anche le piccole e medie imprese ad innovare e a fare maggiore attenzione a tutte le tematiche connesse col risparmio energetico e la sostenibilità. Vedremo come evolveranno le cose in questo 2024. L’augurio è che le nuove misure permettano di arrivare ad un cambio di passo concreto che fornisca a tutti, comprese le realtà più piccole, di adeguarsi alle nuove esigenze del mercato, sia sul piano del miglioramento delle competenze interne che dal punto di vista economico con degli aiuti reali.
Condividiamo l’augurio.
Grazie mille a Pierluigi Bottini per la sua testimonianza.
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