La burocrazia italiana, si sa, non è una matassa semplice da sbrogliare.
Quando poi si tratta di gestire pratiche relative ad investimenti aziendali e agevolazioni fiscali, come nel caso di Industria 4.0 o Transizione 5.0, le PMI sentono la necessità di affidarsi a consulenti competenti ed affidabili che le aiutino a gestire i processi.
Per questa ragione, come fornitori di soluzioni tecnologiche per la gestione intelligente dell’energia, ci capita spesso e volentieri di confrontarci con gli studi consulenziali prima che col cliente finale.
È il caso, tra gli altri, dello Studio Taddei di Milano che da anni fornisce ai clienti aiuto in materia di analisi degli investimenti in beni strumentali (materiali e immateriali), innovazione digitale, pratiche 4.0 / 5.0 e crediti d’imposta per attività di R&S e Innovazione Tecnologica.

Alberto, lei è il titolare dello studio Taddei. Trova che il ruolo del consulente aziendale abbia assunto una nuova dimensione negli ultimi anni? In che modo si è evoluta l’urgenza delle aziende di affidarsi ad uno studio come il vostro?
Sì è proprio così. Il consulente tecnico oggi è diventato un consulente che ha ampliato il raggio d’azione, poiché deve fornire risposte concrete su una serie di tematiche che, nella fattispecie, riguardano la finanza agevolata, come i bandi regionali, i progetti finanziati, i crediti d’imposta e, negli ultimi anni, le agevolazioni introdotte con i piani Transizione 4.0 e 5.0.
Spesso e volentieri sono proprio i commercialisti o i “consulenti aziendali” che, sollecitati dai clienti, ci chiedono di supportarli grazie alle nostre competenze specialistiche. Il ruolo del consulente tecnico è dunque evoluto in modo significativo: si è ampliato in termini di interdisciplinarietà e, di conseguenza, di competenze di cui è necessario disporre.
Prendiamo ad esempio il caso di un’impresa artigiana o anche di una impresa di medie dimensioni. Avere un unico interlocutore con cui confrontarsi, un punto di riferimento sicuro sul quale poter contare per la gestione di una pratica complessa come, ad esempio, lo è quella 5.0, per l’azienda è un beneficio molto importante, in quanto non si sente disorientata nel doversi relazionare con più soggetti contemporaneamente. E lo è anche in termini di fiducia che un interlocutore unico, in prima persona – anche se coadiuvato da assistenti – è in grado di trasmettere al cliente.
Per voi è indispensabile la formazione continua e il costante aggiornamento sia sulle normative che sull’innovazione tecnologica. Per quanto riguarda il monitoraggio dei consumi energetici il “trait d’union” è stato l’incontro con Didelme come fornitore di sistemi. Quali sono le necessità dei vostri clienti in questo ambito?
Si, l’aggiornamento è di fondamentale importanza, in quanto la disciplina 5.0 -come del resto molte altre- è, per così dire, in perenne divenire. Le necessità dei nostri clienti sono le più svariate, ma per ricollegarci al tema Transizione 5.0 quasi sempre afferiscono alla misurazione dei consumi energetici di uno specifico processo o macchinario industriale. È questo un tema alquanto spinoso che, soprattutto nel caso degli investimenti complessi, ha senz’altro costituito un freno all’utilizzo della misura.
La circolare operativa del 16 agosto 2024 precisava che le campagne di misura avrebbero dovuto essere effettuate con strumentazione certificata MID, ovvero in conformità alla direttiva europea 2014/32/UE. La FAQ 4.10 pubblicata sul sito del GSE lo scorso mese di ottobre ha introdotto un chiarimento interessante. In essa si specifica che i dati energetici , che possono essere generati da opportune campagne di misura attraverso strumentazione montata a bordo macchina “non certificata” (si intende MID,) gestiti e conservati attraverso i sistemi informativi aziendali di produzione (ad esempio, MES, sistemi cloud, gestionali ecc.), sono validi ai fini della determinazione delle baseline di riferimento e rendicontazione.
La disponibilità di un sistema come il vostro, semplicissimo da installare, in quanto non necessita di interventi di cablaggio, e che in appena 15 minuti è operativo, iniziando a registrare i dati e a inviarli in cloud, è una soluzione fantastica. Ciò da un duplice punto di vista: innanzitutto da quello del cliente, che può addirittura installarlo da solo o farlo fare dal suo elettricista; quindi da quello del consulente, che può contare su una base dati consistente su cui imperniare analisi specifiche, tenendo ovviamente in considerazione la precisione della misura.
Abbiamo lavorato insieme su diverse situazioni. Vuole raccontare brevemente di che tipo di aziende si tratta, quali erano i bisogni iniziali e come si sono risolti?
Le aziende alle quali ci rivolgiamo con i nostri servizi sono le più disparate, ma in prevalenza si tratta di piccole e medie realtà produttive. Cito due casi emblematici. Il primo è relativo a una officina meccanica di produzione conto terzi che, intenzionata a effettuare un investimento sostitutivo di un bene installato da anni e non più performante, ha installato il vostro sistema avviando una rilevazione puntuale dei consumi della macchina. Probabilmente da questo entry point il cliente amplierà la misurazione alla centrale di compressione, al fine di rilevare se vi siano delle inefficienze o delle perdite.
Un secondo caso significativo è rappresentato da una media azienda che fornisce servizi di packaging conto terzi per importanti brand che operano nei settori della cosmetica nutraceutica e chimica. In questo caso l’azienda intende effettuare un investimento integrativo per ampliare la capacità produttiva di un suo specifico reparto. Il monitoraggio costante per due mesi della linea di cui dispone ha permesso di raccogliere una base dati consistente sulla quale sono state condotte analisi specifiche correlandole alle diverse tipologie di produzione.
Prima di concludere, una riflessione da addetto ai lavori: qual è la percezione delle piccole e medie imprese dei nuovi incentivi governativi? Ci sono dei settori che più di altri approfittano di queste nuove possibilità? La visione “green” spinta dalle nuove normative italiane ed europee sta davvero spingendo la piccola imprenditoria italiana ad un salto di qualità?
La sensazione comune è che quella che le buone intenzioni si siano scontrate con una modalità attuativa poco chiara, del tutto inefficace. Basti pensare che, ad oggi, dei 6 miliardi e 230 milioni disponibili in crediti d’imposta da sfruttare sul biennio 2024-2025 ne sono stati prenotati circa 450.000 (7,2%) con appena poco più di 9 milioni di euro (0,14%) erogati in via definitiva a titolari di progetti conclusi. Si tratta di dati ufficiali che possono essere controllati sul sito del GSE. Mi sento di dire che è lo scoglio della poca chiarezza, più che della complessità delle pratiche da svolgere, che ancora oggi costituisce il maggior elemento di timore che accomuna le aziende (e anche i consulenti) nell’affrontare una pratica 5.0. Mi spiego meglio con un esempio.
Con la legge di bilancio 2025 è stata introdotta quella che comunemente viene definita procedura semplificata: nel caso di un investimento sostitutivo di un bene ammortizzato da almeno 24 mesi, per l’azienda che investe è possibile accedere direttamente al primo scaglione di beneficio (35% di credito d’imposta) senza alcun obbligo di effettuare analisi energetiche. Tuttavia, ad oggi né i clienti, né tantomeno i consulenti sono in grado di sapere come espletare tali “pratiche semplificate”. Ad oggi manca ancora una circolare operativa che spieghi i passaggi e nessuna procedura informatizzata è attiva sul sito del GSE.
In definitiva la nostra esperienza, che si focalizza prevalentemente sulle aziende di piccole e medie dimensioni, ci porta a dire che non esistono specifici settori che più di altri stanno beneficiando del piano Transizione 5.0.
Aggiungo che quest’ultimo viene visto quasi sempre, dalle aziende che intendono utilizzarlo, come un’occasione di rinnovo o ampliamento del parco macchine, piuttosto che una convinta opportunità legata alla necessità di essere più green e, quindi, energeticamente sostenibili. Ciò, nonostante alcuni investitori siano anche orientati all’installazione di pannelli fotovoltaici. Ma questo è un altro capitolo, le cui problematiche ci porterebbero piuttosto lontani dal nostro focus.
Grazie mille della collaborazione.
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